lunedì 20 dicembre 2010

Il Punto sulla Lega Pro, Prima Divisione Gir. B - La Nocerina ancora in fuga, il Foggia si fa un bel regalo di compleanno



La prima giornata di ritorno del campionato di Lega Pro girone A ha regalato molti goal ed emozioni. Si conferma assolutamente da vertice la Nocerina alla cui vittoria contro il Pisa hanno risposto l'Ateltico Roma ed il Benevento. Torna al successo anche il Foggia nel giorno del suo compleanno.

COS’È SUCCESSO - Il Benevento vince a Gela, in gol Evacuo dal dischetto. Scoppiettante pareggio tra Ternana e Taranto: al «Liberati» i padroni di casa passano in vantaggio con Bizzarri, poi Tozzi Borsoi raddoppia, quindi la veemente reazione degli ionici che ribaltano il risultato grazie alla rete di Giorgino ed alla doppietta di Innocenti, ma Alessandro fissa il risultato sul 3-3. Il croato Rajčić decide Barletta-Lucchese in favore dei padroni di casa, mentre il Viareggio replica il risultato della scorsa settimana: a lasciare le penne allo Stadio dei Pini è stavolta l'Andria, messa al tappeto dai gol di D'Onofrio e Luppi.

IL TOP - È sempre Nocerina. Il Pisa, che pure era riuscito nell'ardua impresa di rimontare l'iniziale vantaggio casalingo di Negro con le reti di Passiglia e Miani, cede dinanzi alla furiosa reazione dei «Molossi», che ottengono i tre punti grazie ai gol di Catania e Castaldo. In vetta alla classifica da ormai otto giornate e con un vantaggio di ben sette punti su Benevento e Atletico Roma, al «San Francesco» di Nocera Inferiore s'inizia a sentire profumo di Serie B.

IL FLOP - Foligno a picco: sesta sconfitta consecutiva per i «Falchetti», che si arrendono al Lanciano. Inutile il gol di Falcinelli, che inframezza le marcature di Amenta e Di Gennaro per i padroni di casa.

LA SORPRESA - La Juve Stabia, vincendo 2-1 contro il Cosenza, si fa un magnifico regalo di Natale: mai, prima d'ora, i gialloblé erano stati in zona play-off. I gol di Albadoro e Mezavilla, la scintillante prestazione di Corona e gli altri componenti della squadra, regala ai tifosi delle «Vespe» una chiusura d'anno su cui la rete di Essabr non ha alcun effetto negativo.

TOH, CHI SI RIVEDE - Marco Mancosu, esterno sardo in forza al Siracusa, segna il suo secondo gol in carriera contro l'Atletico Roma. Purtroppo la sua segnatura è vana, come accadde anche per la prima: allora finì 2-1 per l'Ascoli (27 maggio 2007, ultima di Serie A ed esordio di Mancosu nella massima serie), nell'anticipo del sabato è invece finita 2-1 per l'Atletico Roma, in gol con Ciofani (undicesimo centro in campionato, staccati Ciano e Sau) e Mauro Esposito.

LA CHICCA - L'Unione Sportiva Foggia festeggia i suoi novant'anni di vita sconfiggendo la Cavese. Lorenzo Insigne, con indosso la suggestiva maglia del novantennale, è il mattatore dell'incontro: doppietta per lui, a nulla vale il tardivo gol di Turienzo. Finisce 2-1 per i Satanelli, i cui più illustri rappresentanti hanno sfilato sul terreno di gioco dello Zaccheria nel corso dell'intervallo.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

lunedì 13 dicembre 2010

Il Punto sulla Lega Pro, Prima Divisione Gir. B - Il Gela torna al successo, Varga al goal!



COS’È SUCCESSO - Il Siracusa s'impone per 1-0 contro la Lucchese, decisivo il gol di Abate sugli sviluppi di un calcio d'angolo. Vince 1-0 anche la Ternana al «Degli Ulivi» di Andria (Tozzi Borsoi).

IL TOP - Il Benevento cade a Castellammare di Stabia (decisivo il rigore di Corona al 90') e la Nocerina non può che approfittarne con Bolzan e Castaldo. Vittoria al «Biondi» di Lanciano ed ulteriori tre punti di vantaggio guadagnati sull'inseguitrice giallorossa, ora appaiata all'Atletico Roma (3-0 al Barletta, Caputo, Padella ed Esposito) sette punti dietro i Molossi.

IL FLOP - Schetter decide la sfida di bassissima classifica tra Foligno e Cavese. Gli uomini di Matrecano, la cui panchina scotta sempre di più, rimangono all'ultimo posto in compagnia del Barletta.

LA SORPRESA - Il Taranto crolla a Viareggio dopo il benaugurante successo nel derby con il Foggia dello scorso turno. Pizza e D'Onofrio siglano il 2-0.

TOH, CHI SI RIVEDE - Spedito a farsi le ossa con Zeman, Roland Varga aveva iniziato magnificamente la stagione andando in gol all'esordio con la maglia del Foggia. Poi tanta panchina, figlia di un rendimento altalenante. Contro il Cosenza di un implacabile Biancolino (due gol), ecco una rete inutile per il risultato ma importantissima per il morale.

LA CHICCA - Il Gela torna al successo - contro il Pisa, in goal con Carparelli - dopo ben sei sconfitte consecutive. Mattatore della gara è Roberto Cardinale, 29enne capitano biancazzurro, che decide l'incontro con una doppietta: per lui, di mestiere difensore, questa è la prima doppietta di una carriera che gli aveva sin qui regalato la gioia del gol in appena altre tre occasioni.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

mercoledì 8 dicembre 2010

Il Punto sulla Lega Pro, Prima Divisione Gir. B - La Nocerina è Campione d'Inverno



Il Foggia perde il derby col Taranto, la Nocerina invece è campione d'Inverno con due giornate d'anticipo.

COS’È SUCCESSO - Il Taranto festeggia il ritorno in zona play-off: 2-1 nel derby pugliese con il Foggia, regolato dai gol di Colombini e Russo. Medesimo risultato in Ternana-Siracusa: decide Tozzi Borsoi. Pareggio a reti bianche tra Lucchese e Juve Stabia.

IL TOP - La Nocerina strappa tre punti in extremis contro un disastrato Gela (giunto alla sesta sconfitta consecutiva) e si assicura il titolo di campione d'inverno con due turni d'anticipo. Decisivo il gol di Roberto di Maio, giunto in zona Cesarini.

IL FLOP - L'Atletico Roma perde a Cosenza, pur mantenendo il terzo posto in graduatoria. Decisivo il gol di Biancolino, segnato a cinque minuti dal termine dell'incontro.

LA SORPRESA - Dopo un mese e tre sconfitte consecutive, la Cavese ritorna a gioire. Il secco 3-0 inflitto all'Andria consente infatti agli uomini di Marco Rossi di ridurre il gap con Barletta e Foligno (sconfitto 2-0 a Benevento, in gol D'Anna ed Evacuo) ora distanti appena un punto. Da segnalare la doppietta di Camillo Ciano, che si porta a quota 10 in classifica marcatori.

TOH, CHI SI RIVEDE - Una doppietta di Francesco Di Gennaro regala tre punti al Lanciano: i frentani espugnano il «Puttilli» di Barletta, inviolato dal 19 settembre (quando il Foggia s'impose 2-1). Per l'attaccante napoletano questi sono i primi due gol con la nuova maglia: non segnava infatti in campionato dal 7 febbraio contro il Ravenna, quando militava nel Verona.

LA CHICCA - Leandro Semplici, alla prima sulla panchina del Pisa, conduce i suoi al successo dopo quasi due mesi di astinenza. L'ultima vittoria, infatti, risaliva al 10 ottobre contro la Cavese, prima che Mosciaro decidesse il derby tirrenico con il Viareggio.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

domenica 5 dicembre 2010

Fiorentina-Cagliari 1-0: Mutu è tornato... e si vede! Goal-vittoria e tre punti, per la Viola è puro ossigeno



La Fiorentina batte il Cagliari al «Franchi» e lo scavalca in classifica, portandosi a quota 19. Protagonista assoluto dell'incontro è Adrian Mutu, che ritorna al gol dopo quasi un anno di astinenza.

FORMAZIONI - Pur con Gilardino fuori per infortunio, Mihajlović non rinuncia al consueto 4-2-3-1. Santana, Ljajić e Vargas compongono il trio alle spalle di Mutu, mentre D'Agostino si occupa della regia e Camporese affianca Gamberini in difesa. Donadoni schiera il jolly Laner nell'inconsueta posizione di terzino destro, con Nainggolan a completare un centrocampo in cui trovano posto anche il capitano Conti e l'incontrista Biondini. Matri e Nenê di punta, con Cossu ad ispirarli.

PARTITA - Primo tempo avaro di emozioni, complice un atteggiamento non certo irreprensibile da parte di entrambe le squadre. La Fiorentina, priva di pedine fondamentali quali Frey, Montolivo, Jovetić e Gilardino, non pare sufficientemente concentrata sulla partita: tanti errori, soprattutto in fase d'impostazione, ma anche la ripartizione degli spazi di gioco non pare corretta. E così, mentre D'Agostino e Donadel faticano ad intendersi e Mutu, centravanti obbligato, svuota l'area venendosi a prendere il pallone sulla trequarti, il Cagliari di Donadoni attende l'errore e non rinuncia a ripartire. Nenê, però, è l'unico uomo in maglia rossoblu ad impensierire Boruc, praticamente inoperoso a parte qualche uscita alta. Lo 0-0 con cui le squadre fanno ritorno negli spogliatoi dopo neppure un minuto di recupero non deve quindi sorprendere.

Appena 7' nel secondo tempo, e la Fiorentina sblocca il risultato con Mutu, che corregge in rete un calcio di punizione dalla destra di D'Agostino. Il gol infonde fiducia alla Fiorentina, che aggredisce il Cagliari alla ricerca di un raddoppio sfiorato con Ljajić, cui Agazzi si oppone magnificamente. Donadoni, che aveva dato il via alla girandola dei cambi già all'intervallo sostituendo Laner con Ariaudo, inserisce Lazzari al posto di Nenê andando a disegnare un 4-3-2-1 che non porta i risultati sperati. Difatti la Fiorentina continua a fare la voce grossa, vedendosi annullare un gol (Donadel) ma rischiando in contropiede per l'unica volta in tutta la partita. Con l'opposizione di Boruc a Matri, Mihajlović - sentendosi più sicuro - ragala al diciottenne Piccini la gioia dell'esordio in Serie A e si prepara all'arrembaggio finale di un Cagliari che però non riesce ad agguantare il pareggio.

CHIAVE - Il ritorno al gol di Mutu decide l'incontro: è grazie a lui che la Fiorentina intasca i tre punti.

CHICCA - Adrian Mutu ritorna al gol dopo 319 giorni. L'ultima marcatura risaliva allo scorso 20 gennaio, in Coppa Italia contro la Lazio.

MOVIOLA - Ben tre gol annullati alla Fiorentina. Sui due di Mutu c'è poco da recriminare, in entrambi i casi il fuorigioco è netto. La splendida volée destra di Donadel, però, paga un fuorigioco di Cristiano Zanetti, che diventa attivo quando l'ex centrocampista di Inter e Juventus si abbassa per far scorrere il pallone.

TATTICA - Imperniata su Gilardino ed il suo lavoro spalle alla porta, la manovra della Fiorentina risente parecchio dell'assenza del bomber. Il suo sostituto, Adrian Mutu, ha caratteristiche assai differenti, che lo portano a svariare sull'intero fronte d'attacco e quindi a svuotare l'area che nessun altro può riempire.

PROMOSSI&BOCCIATI - Il migliore in campo è senza dubbio Mutu. Dall'altra parte in grande spolvero Agazzi, autore di almeno due parate decisive. Camporese, coadiuvato dall'esperto Gamberini, si dimostra affidabile, mentre Donadel offre una discreta prestazione. Delude Matri, e lo stesso vale per Vargas, poco altruista nel finale.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

mercoledì 1 dicembre 2010

Il Punto sulla Lega Pro, Prima Divisione Gir. B - Nocerina in fuga, Cavese sempre più giù


COS’È SUCCESSO - Prima sconfitta per il Taranto di Dionigi: Mancino beffa Bremec con un preciso pallonetto, ed il Siracusa di Ugolotti sorride.ViareggioCosenza termina 1-1: Castiglia in gol per i padroni di casa, De Rose sigla il pareggio. Termina senza reti Lanciano-Lucchese, così come l'anticipo del sabato tra Atletico Roma e Ternana.

IL TOP - Complice la sconfitta rimediata dal Benevento nell'ostica trasferta foggiana, la Nocerina guadagna tre punti sul più diretto inseguitore. Con l'1-0 rimediato a Foligno (in gol Marsili a 10' dal termine) i Molossi guidano ora la classifica con ben quattro punti di vantaggio su Benevento ed Atletico Roma.

IL FLOP - La Cavese cade nel derby con la Juve Stabia e vede le dirette concorrenti per la salvezza allontanarsi sempre più. L'illusiorio pareggio di Citro, che risponde al gol di Di Cuonzo, risulta inutile ai fini di un risultato deciso da Corona, in gol dal dischetto.

LA SORPRESA - Il Benevento cade allo «Zaccheria»: l'implacabile Sau ribalta il risultato, dopo il magnifico - ma inutile - gol del vantaggio degli ospiti siglato da D'Anna al quarto d'ora. I Satanelli sono ora in piena zona play-off.

TOH, CHI SI RIVEDE - Ritorno al gol in grande stile per Umberto Del Core: doppietta al Pisa, ed il suo Andria ha ragione dei nerazzurri con un secco 3-0 (di Cavalli, dal dischetto, il gol del vantaggio). Non segnava dal 13 settembre 2009, quando vestiva la maglia del Perugia.

LA CHICCA - Settimo risultato utile per il Barletta, che vince a Gela: i biancazzurri, sempre più in crisi, sono così giunti alla quinta sconfitta consecutiva.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

mercoledì 24 novembre 2010

Roma-Bayern Monaco 3-2: Rimonta 'Magica' grazie a Borriello, De Rossi e un redivivo Totti


La Roma stacca il biglietto per gli ottavi di finale di Champions League con una rocambolesca rimonta ai danni del Bayern Monaco. Sotto 2-0 all'intervallo, i giallorossi ribaltano il risultato grazie ad un secondo tempo destinato ad entrare nella storia della società.

FORMAZIONI - Pur essendo già qualificato agli ottavi, il Bayern Monaco propone la miglior formazione possibile: Demichelis compone la coppia centrale difensiva con van Buyten, Ottl sostituisce lo squalificato Schweinsteiger a centrocampo, mentre Ribéry parte dalla fascia sinistra. Ranieri si affida al rombo, con Greco interno sinistro. Mexès vince il ballottaggio con Juan, mentre Totti parte dalla panchina.

PARTITA - Si parte: ritmi alti e tanta corsa, ma i primi minuti sono solo una bella illusione. Ben presto il Bayern Monaco prende possesso della metà campo romanista, imponendo il proprio possesso di palla agli avversari. Alla manovra partecipano tutti, dal portiere Kraft (per lui si tratta dell'esordio stagionale) sino al centravanti Gomez, passando per i terzini Lahm e Pranjić. Persino van Buyten e Demichelis (due volte) tentano la sortita offensiva, seppur con risultati insoddisfacenti. Ranieri ordina ai suoi di alzare il pressing, riuscendo ad impensierire gli avversari, ma l'impossibilità di mantenere tali ritmi per l'intera partita restituisce il dominio territoriale ai tedeschi, che lo concretizzano con Gomez: glaciale doppietta tra il 33' ed il 39', approfittando di una retroguardia avversaria non certo irreprensibile. La Roma, sotto 2-0 all'intervallo, paga la riluttanza al pressing e le non perfette condizioni fisiche di De Rossi: perno del centrocampo, risente ancora dell'infortunio patito in Nazionale. Ménéz, poi, è poco ispirato: Vučinić e Borriello si ritrovano isolati.

Incomincia il secondo tempo, ma pare si tratti di un'altra partita. Ménéz entra in campo con 45' di ritardo, e con sé trascina l'intera squadra. Leggermente defilatosi sulla destra, per poter affrontare l'approssimativo Pranjić, il francese propizia il goal dell'1-2 di Borriello con uno slalom
strabiliante. Galvanizzata dal goal, la Roma continua spingere sull'acceleratore, ma Kraft si fa trovare pronto. Ranieri, allora, si gioca il tutto per tutto inserendo la quarta punti, Francesco Totti, e i fatti gli danno ragione: nuovo rombo, stavolta d'attacco, e prima De Rossi pareggia, poi è proprio il capitano ad insaccare il 3-2 dal dischetto. Il fallo? Di Kraft su Borriello, lanciato a rete proprio da Totti.

CHIAVE - L'ingresso di Totti dà alla Roma quello che le era sin lì mancato per ribaltare un'incredibile partite. Se impiegato «alla Altafini», Totti può essere il calciatore più decisivo di questa Roma, anche a trentaquattro anni suonati.

CHICCA - Terzo goal in altrettante partite di Champions League disputate all'Olimpico per Marco Borriello: Roma è già casa sua.

MOVIOLA - Il sociologo di Pamplona Alberto Undiano Mallenco arbitra in maniera tutto sommato sufficiente. Il fallo di Kraft su Borriello è solare, desta semmai qualche dubbio il metro utilizzato per la distribuzione dei cartellini gialli: Kroos sì, perché Ménéz no?

TATTICA - Detto del rombo d'attacco di Ranieri, con Totti nei panni del regista, Vučinić e Ménéz sui lati e Borriello centravanti, è interessante analizzare l'inopinata scelta compiuta da van Gaal sul risultato di 2-1 per il suo Bayern Monaco: fuori Müller, dentro Contento. Il dirottamento di Pranjić sulla destra, però, non deve sorprendere: quando vestiva la maglia dell'Heerenveen il croato portava il 10 sulle spalle ed agiva sulla trequarti.

PROMOSSI&BOCCIATI - Totti e Ménéz guidano magistralmente la rimonta romanista, resa possibile anche dalla grinta di De Rossi: stringe i denti, e fa 2-2. Borriello è un bomber vero, mentre Greco paga la poca esperienza sin qui maturata a questi livelli. Il solo Gomez salva la faccia nel Bayern Monaco, assieme a Kraft. Inspiegabile la reazione della squadra, addormentatasi sul 2-0.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

martedì 23 novembre 2010

Il Punto sulla Lega Pro, Prima Divisione Gir. B - La Nocerina annichilisce i Satanelli di Zeman


COS’È SUCCESSO - Doppio Clemente e il Benevento ha ragione dell'Andria. Un pallonetto di Innocenti regala al Taranto i tre punti: la Juve Stabia è K.O. Pari a reti bianche tra Barletta e Viareggio, 1-1 (Carparelli e Mammarella) nel posticipo tra Pisa e Lanciano.

IL TOP - La capolista Nocerina annichilisce il Foggia di Zeman. Castaldo e Negro (doppietta) sigillano una vittoria strameritata: a nulla vale il gol del 3-1 di Salamon, segnato a tempo ormai scaduto.

IL FLOP - Quarta sconfitta filata per il Gela, che cade a Terni. Al 12' l'incontro è già chiuso: Nitride e Nolè chiudono agevolmente la pratica.

LA SORPRESA - La Lucchese riassapora il dolce gusto della vittoria dopo oltre due mesi. Marotta, Grassi e Costantini affondano il Foligno.

TOH, CHI SI RIVEDE - L'Atletico Roma espugna il «Simonetta Lamberti» di Cava de' Tirreni grazie ad una doppietta del centravanti Ciofani, di nuovo in gol dopo un mese d'astinenza. Con questi due gol Ciofani ribadisce il proprio primato in classifica marcatori: raggiunta quota 10.

LA CHICCA - Dopo oltre un anno di astinenza, Davide Matteini ritorna al gol. Curiosamente, la sua ultima rete l'aveva segnata contro il Cosenza - sua attuale squadra - il 15 novembre del 2009, quando militava nel Rimini. La sua marcatura, però, risulta vana ai fini del risultato: il Cosenza cede al Siracusa, che ribalta il risultato con Mancino e Bufalino. E Citrigno, presidente dei silani, rassegna le dimissioni.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

giovedì 18 novembre 2010

Il Punto sull'Italia - Il 2010 si chiude in maniera disastrosa! E Giuseppe Rossi capitano fa pensare...



L'Italia chiude un disastroso 2010 sotto la pioggia di Klagenfurt. Imbottita di giovani, la squadra di Prandelli palesa un'ovvia mancanza d'intesa: ben quattro esordienti (Ledesma, Balzaretti, Diamanti e Ranocchia) in campo dal primo minuto, ed una dose di gioventù tale da affidare a Giuseppe Rossi, forte di «addirittura» 17 presenze in Nazionale, la fascia di capitano.

COSA VA - I componenti della vecchia guardia sopravvissuti al taglio di Prandelli continuano a ripagare la fiducia del CT. Pirlo è di un'altra pasta rispetto a Ledesma, ed i muscoli di De Rossi sono fondamentali per reggere l'urto di qualsiasi avversario. Quagliarella è fondamentale in occasione dell'autogol di Marica, mentre Gilardino scaraventa in rete il pallone dell'1-1 pur partendo in posizione irregolare. Che poi si ricomponga la coppia composta da Ranocchia e Bonucci al centro della retroguardia è, oltre che un riconoscimento delle indubbie potenzialità dei due, un omaggio - seppur tardivo - allo spumeggiante Bari ammirato nel corso della passata stagione. Santon sulla destra ha peccato d'inesperienza in occasione del cartellino giallo rimediato poco prima di lasciare il campo, ma ha ottenuto comunque la piena sufficienza.

COSA NON VA - Bocciato il rombo a centrocampo, almeno in quest'ottica volta a privilegiare la classe. Qualcuno che faccia legna a centrocampo è necessario, e se quel qualcuno è Daniele De Rossi, che al gran lavoro d'interdizione abbina capacità fisiche e tecniche al di sopra della media, tenerlo in panchina è impossibile. Ledesma e Diamanti, quasi paralizzati dall'emozione - il primo - e dalla febbre - il secondo - si sono limitati a svolgere un compito non richiestogli: mai una sventagliata, mai un dribbling, ma un tentativo dalla distanza. Balotelli e Rossi, poi, paiono male assortiti: pur essendo fisicamente differenti, entrambi preferiscono partire da lontano anziché attendere il pallone spalle alla porta. Con un boa vera come Gilardino le cose, difatti, sono sensibilmente migliorate.

TOP&FLOP - Quagliarella e Pirlo sono risultati decisivi, mentre l'emozione ha giocato un brutto tiro a Ledesma e Diamanti. Aquilani non s'è espresso sui livelli juventini, lo stesso dicasi per un Mauri apparso differente dal trascinatore della Lazio.

CONSIGLI PER IL MISTER - Il troppo storpia, caro Cesare. Sperimentare è lecito, anzi doveroso, però mandare allo sbaraglio una squadra priva d'amalgama non ha alcun senso. L'integrazione degli elementi più meritevoli dovrebbe avvenire gradualmente, inserendoli in un mosaico ormai prossimo al compimento, non certo scaraventadoli su un'impalcatura traballante.

IL FUTURO - Il 9 febbraio del prossimo anno ci attende un Germania-Italia che evoca dolcissimi ricordi, dallo storico 4-3 «messicano» all'altrettanto importante 2-0 datato 2006. Stavolta non ci giocheremo né l'accesso alla finale di Coppa del Mondo, né tantomeno la Coppa del Mondo stessa come avvenuto al «Bernabéu» di Madrid l'11 luglio 1982, ma sarà certamente una sfida emozionante.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

Bilica il pararigori



7 novembre 1999, Fábio Bilica para un rigore Shevchenko. Nulla di strano, non fosse altro che il brasiliano (oggi in forza al Fenerbahçe, ai tempi componente della retroguardia del Venezia) è un difensore: sostituito Casazza tra i pali, espulso per aver atterrato Sheva in area di rigore, il nostro intuisce la traiettor...ia del pallone e lo respinge. Dopo un'ulteriore parata su Boban, Pierluigi Orlandini siglerà il gol del definitivo 3-0. Curiosità: un mese dopo Orlandini, praticamente inutilizzato al Milan, si trasferirà in laguna.

Romania-Italia 1-1: Fa tutto Marica, l'azzurro è sbiadito. E i nuovi deludono...

L'Italia di Prandelli chiude il 2010 sotto la pioggia di Klagenfurt: è 1-1 contro la Romania. Note dolenti De Rossi e Chivu, fuori per infortunio.

FORMAZIONI - Prandelli punta sulla qualità dei componenti della rosa, rinunciando al consueto incontrista. All'esordiente Ledesma è affidata la regia della manovra azzurra, tocca invece a Diamanti - anche lui al debutto - la rifinitura. Ranocchi e Bonucci sono i centrali difensivi, Rossi e Balotelli in avanti. La Romania di Răzvan Lucescu, figlio di Mircea, si dispone in campo con un classico 4-4-2: Chivu e Marica le certezze, Torje e Râpă le novità.

PARTITA - Gli azzurri faticano ad assimilare il nuovo modulo, è evidente sin dai primi minuti. La Romania, molto ordinata, non concede la giocata né a Diamanti né tantomeno a Balotelli, esiliatosi sulla sinistra. Giuseppe Rossi, fascia al braccio, viene abbandonato a se stesso in mezzo a Tamaş e Chivu (fuori al 16' per problemi muscolari, al suo posto Goian) mentre il trio di centrocampisti fatica a produrre gioco: il pressing della Romania funziona. E se Marica si divora una ghiotta occasione in contropiede, non sbaglia a tu per tu con Viviano, siglando l'1-0 al 34'. La reazione dell'Italia è flebile, nonostante lo svantaggio c'è solo Balotelli (nel frattempo accentratosi) ad impensierire il gigantesco Pantilimon (203 centimetri d'altezza) praticamente inoperoso.

Incomincia il secondo tempo, e Pirlo entra in campo e prende in mano le redini dell'incontro. L'Italia gira, perché nel cuore del gioco c'è un campione vero, e tanto basta perché Gilardino (subentrato a Rossi) infili la porta rumena, ma Einwaller - giustamente - annulla. Quest'episodio, forse, scoraggia gli azzurri, che non riescono più a rendersi pericolosi dalle parti del neoentrato Tatarusanu fino all'82º minuto: calcio d'angolo dalla sinistra battuto da Pirlo, colpo di testa di Quagliarella e deviazione decisiva di Marica.

CHIAVE - Il troppo storpia, Cesare Prandelli dovrebbe saperlo. Si tratta sì di un'amichevole, ma una squadra piena zeppa d'esordienti non può certo ben figurare. Ci pensano Pirlo e Quagliarella ad agguantare il pareggio.

CHICCA - La scorsa stagione stupivano l'Italia al centro della difesa del Bari, adesso nessuno si stupisce di vederli a far coppia anche in azzurro: Ranocchia e Bonucci, sognando Nesta e Cannavaro.

MOVIOLA - Nessuna controversia da dirimere al termine dell'incontro: la direzione dell'austriaco Thomas Einwaller è ampiamente al di sopra della sufficienza.

TATTICA - Bocciato il centrocampo dai piedi buoni: limitarsi al compitino non basta, quando s'indossa l'azzurro. Lampi di Pirlo illuminano una squadra mai convincente in attacco nel primo tempo. Con gli ingressi in campo di Gilardino e Quagliarella, fortunatamente, cambiano sostanza e risultato.

PROMOSSI&BOCCIATI - Pirlo e Quagliarella risultano decisivi, Diamanti e Ledesma soffrono l'esordio. Bene Santon, insolitamente timido Balotelli. Marica protagonista, nel bene e nel male.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

mercoledì 17 novembre 2010

Wallace, non ti vedo!



8 aprile 2000, i Rangers annichiliscono l'Ayr United (ultima squadra dell'Alex Ferguson calciatore) in semifinale di Coppa di Scozia. L'incontro, conclusosi sul punteggio di 7-0 per gli uomini allenati da Dick Advocaat, vide Andrei Kanchelskis (poi eletto uomo partita) salire con entrambi i piedi sul pallone e portarsi... la mano alla destra alla fronte: spiegò il curioso gesto dicendo che stava cercando di individuare il piccolo Rod Wallace, 170 centrimetri d'altezza.

martedì 16 novembre 2010

Rimessa in gioco di Risto Kallaste



Risto Kallaste si esibisce in una particolarissima rimessa laterale. Il terzino estone, ritiratosi nel 2001, riteneva in tal modo di conferire maggior forza e velocità al pallone.

Il Punto sulla Lega Pro, Prima Divisione Gir. B - Il Foggia di Zeman continua a macinare goal, l'Atletico Roma torna a vincere



COS’È SUCCESSO - Il derby campano tra Juve Stabia e Nocerina si conclude in parità: la capolista viene fermata dai gialloblù, con Albadoro che sigla il gol del definitivo 2-2. Nell'altro derby campano che stavolta vede protagonisti il Benvento e la Cavese sono i padroni di casa ad avere la meglio grazie ad un gol di Clemente. In vantaggio 2-0 dopo appena 17', il Siracusa si fa riprendere dal Pisa a tempo ormai scaduto con Mosciaro che realizza dal dischetto dopo che Miani aveva accorciato le distanze nel primo tempo. Moro e Daud fissano il pareggio tra Andria e Cosenza, mentre Lanciano-Taranto vede le reti immacolate al termine dell'incontro.

IL TOP - Il Foggia c'è, anche in casa. Fin qui claudicanti tra le mura amiche dello «Zaccheria», i Satanelli si riscattano infliggendo un roboante 4-0 alla Ternana. In vantaggio con Insigne dal dischetto, i rossoneri dilagano nella ripresa: Sau, Agostinone e Kone arrotondano il risultato.

IL FLOP - Terza sconfitta consecutiva per il Gela. L'Atletico Roma - a secco di vittorie dal 10 ottobre - espugna il «Presti» con i gol di Padella e Franchini, prima che Bigazzi riapra l'incontro. I padroni di casa recriminano per l'espulsione di Franciel, giunta al 18', e le molte occasioni sprecate, ma è indubbio che i biancazzurri stiano vivendo un periodo di crisi.

LA SORPRESA - Vince il Barletta, per la seconda volta in questa stagione. È il Foligno a capitolare in casa: Simoncelli (poi espulso) e Bellomo approfittano di due errori difensivi per regalare il successo alla propria squadra.

TOH, CHI SI RIVEDE - Marco Sau, centravanti dello sfavillante Foggia zemaniano, ritorna al gol dopo quasi un mese: un'eternità per lui, visto l'inizio di campionato coi fiocchi che lo aveva portato a segnare 6 gol nelle prime 6 partite.

LA CHICCA - Orsi esonerato, anzi no. Il neoallenatore della Ternana, recentemente subentrato a Gobbo, era stato messo alla porta dal presidente Deodati in seguito alla pesante sconfitta rimediata allo «Zaccheria». Lo spogliatoio rossoverde, però, non ha preso di buon grado la decisione: i calciatori hanno contattato telefonicamente il presidente, convincendolo a ritornare sui propri passi e riconfermare il tecnico. Almeno fino a mercoledì, giorno in cui verrà recuperata la partita contro il Viareggio rinviata lo scorso 31 ottobre a causa del maltempo.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

lunedì 15 novembre 2010

Eigentor di Tomislav Piplica



6 aprile 2002, trentesima giornata della Bundesliga 2001-2002, Energie Cottbus - Borussia Mönchengladbach. Eigentor di Tomislav Piplica.

venerdì 12 novembre 2010

Il Punto sulla Lega Pro, Prima Divisione Gir. B - I Diavoli di Zeman abbattono la torre pisana e intanto Dionigi torna a Taranto... da allenatore



COS’È SUCCESSO - L'Andria espugna il «Flaminio» con Ceppitelli, 1-1 tra Barletta e Benevento (in goal Infantino ed Evacuo), la Juve Stabia cade a Terni: 2-1 per i padroni di casa, decisivo Borghetti. Schetter e Bernardo regalano i tre punti alla Cavese, che si sbarazza del Viareggio; 0-0 nel posticipo tra Lucchese e Nocerina. Biancolino risponde a Turchi in Cosenza-Lanciano.

IL TOP - Un Foggia in formato trasferta espugna l'«Arena Garibaldi» di Pisa: passati in svantaggio (Carparelli), i rossoneri ribaltano il risultato grazie ad Agodirin ed Insigne. E Zeman sorride.

IL FLOP - 1-3 casalingo del Taranto con il Foligno: Fondi, Coresi e Giacomelli vanificano il momentaneo pareggio di Innocenti. Brucato si dimette.

LA SORPRESA - Il Siracusa bissa il risultato della scorsa settimana: ancora 2-0, e stavolta è il Gela a capitolare.

TOH, CHI SI RIVEDE - Davide Dionigi ritorna a Taranto, stavolta però in veste di allenatore al posto del dimissionario Brucato.

LA CHICCA - Una settimana fa protagonista del posticipo (poi interrotto a causa del maltempo), l'Atletico Roma si ritrova - come di consueto - ad anticipare al sabato la gara casalinga.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

giovedì 4 novembre 2010

Milan-Real Madrid 2-2: Higuain fa tremare San Siro, poi entra il mostro Inzaghi.. ma il Real non muore mai!



Emozioni a raffica a San Siro: il Real Madrid sembra in controllo dell'incontro, quando Pippo Inzaghi ne scombina i piani con una glaciale doppietta. A tempo ormai scaduto, però, Pedro León pareggia i conti.

FORMAZIONI - Allegri sostituisce Antonini, apparso appannato contro la Juventus, con Zambrotta: la sua esperienza può rivelarsi preziosa in partite di questo genere. Boateng mezzala destra, in avanti il tridente composto da Ibrahimović, Ronaldinho e Pato. Il Real Madrid cala un poker d'assi offensivi, ispirato da Xabi Alonso.

PARTITA - Sin dal fischio iniziale il Milan cerca di intimorire il superbo Real Madrid ammirato due settimane fa al Bernabéu attraverso una pressione più o meno costante, poi scemata con l'andare dei minuti. Ciò determina un sostanziale equilibrio, come si evince dal possesso palla: 51 a 49 per il Milan, che calcia meno in porta, ma quando non viene fermato in posizione di fuorigioco fa più paura del Madrid. Peccato che Ibrahimović soffra di un'inspiegabile sindrome da Champions League, e che le imbeccate di Ronaldinho per i tagli di Pato siano raramente precise. Certo, anche le merengues si divorano un gol con Di María, ma quando il numero 22 veste i panni del rifinitore son dolori per la retroguardia rossonera: Higuaín, perfettamente assistito dal connazionale, sigla il gol del vantaggio in chiusura di prima frazione.
Nel secondo tempo il Real Madrid legittima il proprio dominio territoriale utilizzando l'arma del possesso palla. I bianchi, però, non hanno fatto i conti con Inzaghi: sveste la tuta, sostituisce un rabbuiato Ronaldinho e - approfittando degli impacci di Pepe e Casillas, oltre che del guardalinee Collin - prima pareggia, poi firma addirittura il 2-1. Per il Milan sembra fatta, ma José Mourinho non ha alcuna intenzione di uscire con le ossa rotte da San Siro, che tante gioie gli ha regalato nel biennio interista. Butta nella mischia Benzema e Pedro León, e proprio il tanto bistrattato centrocampista mette dentro il pallone del pareggio tre minuti dopo il novantesimo.

CHIAVE - Trentasette anni e, con questi due, settanta gol in Europa. Pippo Inzaghi è sempre il solito rapace d'area di rigore: entra in campo, gli capitano due occasioni, le concretizza entrambe e si regala l'aggancio a Raúl in vetta alla classifica dei bomber europei.

CHICCA - Stephen Child, primo assistente dell'arbitro, alza la bandierina in ben otto occasioni nel primo tempo facendo imbestialire Pato ed i suoi compari d'attacco. Nella ripresa, Jake Collin regala invece ad Inzaghi l'occasione - ovviamente sfruttata - di segnare il 2-1 non segnalando una evidentissima posizione regolare del centravanti piacentino.

MOVIOLA - L'arbitraggio di Webb è discreto, peccato che i suoi due assistenti abbiano un metro di giudizio diametralmente opposto.

TATTICA - Il Real Madrid, finché ci riesce, fa la voce grossa sugli esterni. Cristiano Ronaldo e Di María, convergendo verso il centro, liberano lo spazio per Sergio Ramos (positivo anche in fase difensiva) e Marcelo.

PROMOSSI&BOCCIATI - Inzaghi è una macchina da gol, cui l'età non ha arrecato danno. Chi sciupa è Ibrahimović. Bene Sergio Ramos, male i suoi colleghi Pepe e Casillas. Gattuso ha - almeno - quattro polmoni. Di María è il migliore dei suoi.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

mercoledì 3 novembre 2010

Tottenham-Inter 3-1: Eto'o si sveglia troppo tardi, un devastante Bale replica il match di San Siro!



Gareth Bale deve avere un conto in sospeso con l'Inter: dopo la tripletta dell'andata, sono le sue accelerazioni sulla fascia sinistra a spezzare in due l'incontro. A poco vale il gol del provvisorio 2-1, firmato dal solito Eto'o.

FORMAZIONI - In porta si ripropone la sfida tra Castellazzi e Cudicini, già vista in B e C in Italia. Redknapp recupera Kaboul, Huddlestone e soprattutto van der Vaart, che agirà alle spalle del centravanti Crouch. Benítez rilancia Pandev e Chivu, Coutinho va in panchina. Zanetti e Muntari compongono un'obbligata coppia di mediani.

PARTITA - Memore dell'andata, il Tottenham inizia la partita con il piede premuto sull'acceleratore. Forti dell'appoggio del pubblico, gli Spurs schiacciano l'Inter nella sua metà campo, pungendo spesso e volentieri con Bale sulla sinistra. Il laterale gallese mette il proprio zampino anche nel gol del vantaggio, giunto al 18', ma l'azione del Tottenham prende sulla trequarti difensiva: una semplice ma fruttuosa trama di passaggi, impreziosita dall'arabesco di Modrić che imbecca van der Vaart per l'1-0. Il gol tramortisce un'Inter sin lì non certo irreprensibile, svogliata in fase difensiva (troppa libertà concessa ad Huddlestone) e disordinata quando si tratta di attaccare, con Eto'o e Sneijder raramente messi in condizione di far male all'avversario. Non c'è quindi da stupirsi che si vada al riposo sull'1-0 per i padroni di casa.

Priva di un regista a centrocampo, l'Inter continua a buttar via palloni anche nella ripresa. Il Tottenham non può che approfittarne, ovviamente nella persona di quel treno in calzoncini che è Bale: parte da centrocampo, arriva sul fondo e serve a Crouch il pallone del raddoppio. E così, con Nwankwo in campo al posto dell'infortunato Muntari, l'Inter si ritrova a dover rimontare due gol ad un Tottenham che continua caparbiamente ad attaccare. Benítez si gioca le residue chance di pervenire al pareggio buttando nella mischia Coutinho e Milito, che ritorna in campo dopo quasi un mese (ultima partita giocata, Inter-Juventus 0-0 del 3 ottobre scorso). A riaprire i conti, però, ci pensa il solito Samuel Eto'o, che estrae dal cilindro un destro che va ad infilarsi nell'angolo basso alla sinistra di Cudicini. Una fantasmagorica cavalcata di Bale, inspiegabilmente freschissimo dopo 90' trascorsi a galoppare sulla fascia, viene finalizzata da Pavlyuchenko, che spegne le residue speranze di un'Inter che fa ritorno a Milano con la testa bassa ed un nome scritto a caratteri cubitali sulla lista della spesa: Gareth Bale.

CHIAVE - Proprio lui, Gareth Bale. Si prende gioco di Maicon prima e di Lucio poi, servendo due assist e contribuendo anche al gol di van der Vaart.

CHICCA - Per Eto'o si tratta del sedicesimo gol stagionale, il settimo in quattro partite sin qui disputate in Champions League, competizione nella quale ha dispensato anche tre assist per i propri compagni.

MOVIOLA - La direzione di Viktor Kassai è perfetta: l'arbitro ungherese non sbaglia praticamente nulla, grazie anche alla collaborazione degli assistenti.

TATTICA - Un prevedibile ma efficace espediente è sufficiente ad Harry Redknapp per aver ragione della retroguardia nerazzurra. Facendo leva sull'inadueguatezza di Biabiany, che mai si degna di dare una mano a Maicon, Bale è libero di puntare costantemente il diretto avversario - per giunta reduce da un fastidio muscolare - e tenerlo ancorato alla linea difensiva quando è l'Inter a controllare il pallone. Fortuna per l'Inter che Assou-Ekotto spinge poco.

PROMOSSI&BOCCIATI - Bale è monumentale, a causa sua Maicon rimedia una delle peggiori figure di una carriera costellata di successi e soddisfazioni. Huddlestone si dà da fare in entrambe le fasi, molto bene; Biabiany, di contro, abbandona Maicon al proprio destino senza peraltro combinare nulla palla al piede. Eto'o rende meno amaro il passivo, guadagnandosi qualcosa in più della sufficienza.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

martedì 2 novembre 2010

Il Punto sulla Prima Divisione, Gir. B - Prosegue la marcia della Nocerina, due schiaffi per il Foggia di Zeman



L'undicesimo turno del campionato di Lega Pro Girone B ha confermato le grandi potenzialità della Nocerina e bocciato senza appello il Foggia di Zeman.

COS’È SUCCESSO - Cosenza corsaro a Gela: il gol di Daud ed una doppietta di Mazzeo vanificano il momentaneo pareggio di D'Amico. Tra Andria e Barletta più spettacolo sugli spalti che in campo: gemellaggio tra le tifoserie, ma lo 0-0 non regala emozioni. Carparelli beffa il Foligno al 95', pareggiando il gol di Falcinelli.

IL TOP - Prosegue la marcia della Nocerina, issatasi in vetta alla classifica grazie al successo sul Taranto ed al successivo rinvio di Juve Stabia-Atletico Roma. Il gol vittoria porta la firma di Castaldo, al quarto gol in questo campionato.

IL FLOP - Il Foggia crolla allo «Zaccheria»: il Siracusa dei tanti ex rossoneri disputa la miglior partita stagionale, facendo bottino pieno in quest'insidiosa trasferta. Nicola Mancino, due stagioni e mezzo in rossonero, decide la partita con una doppietta raggiungendo quota 4 in classifica marcatori eguagliando il precedente record di gol stabilito nella scorsa stagione.

LA SORPRESA - Per la prima volta in questa stagione il Lanciano viene sconfitto in casa propria: Camillo Ciano segna una doppietta, decisiva per il successo della sua Cavese. Con questi due gol, il ventenne attaccante di proprietà del Napoli agguanta Sau e Ciofani - entrambi a secco - in testa alla classifica marcatori.

TOH, CHI SI RIVEDE - Di ritorno in campo dopo l'infortunio, Felice Evacuo decide Benevento-Lucchese con una doppietta messa a segno negli ultimi venti minuti. Secondo e terzo gol stagionale per lui.

LA CHICCA - Ben due partite sospese e quindi rinviate a causa del maltempo. Viareggio-Ternana era sul punteggio di 1-0 per i padroni di casa con gol di Cristiani alla mezz'ora, mentre nel posticipo l'Atletico Roma conduceva al «Menti» di Castellammare di Stabia grazie ad un autogol del difensore gialloblé Scognamiglio.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

martedì 26 ottobre 2010

Il Punto sulla Prima Divisione, Gir. B - Spettacolo a Pisa e Roma, dove Zeman sfiora il colpaccio



COS’È SUCCESSO - Spumeggiante pareggio tra Pisa e Benevento: in vantaggio gli ospiti con Clemente dal dischetto (fallo di Bizzotto, espulso) in chiusura di primo tempo, i nerazzurri agguantano il pareggio con Miani nonostante l'allontanamente dal campo dell'allenatore Cuoghi, la cui sorte è identica a quella del goleador Clemente. Zampa è decisivo per il successo della Cavese contro la Lucchese, Albadoro segna il gol con cui la Juve Stabia espugna il «Degli Ulivi» di Andria. Pari senza gol tra Siracusa e Lanciano.

IL TOP - La Nocerina infila la quarta vittoria consecutiva e si issa in vetta alla classifica, sopravanzando l'Atletico Roma che pure ha giocato una partita in meno. La doppietta di uno scatenato Catania, al quarto gol nelle ultime due partite, ed il sigillo finale di Filosa, consentono ai Molossi di espugnare il «Liberati» di Terni.

IL FLOP - Il Taranto interrompe la striscia di risultati vincenti tra le mura amiche dello «Iacovone»: il Barletta, nonostante l'ultimo posto in classifica, impone il pareggio agli Ionici. All'iniziale vantaggio di Innocenti risponde Bellomo, e Simoncelli ribalta addirittura il risultato in favore degli ospiti: ai rossoblu occorre l'espulsione di Frezza e la capocciata di Ferraro per agguantare un pareggio agrodolce.

LA SORPRESA - Il Viareggio nega al Gela la quinta vittoria consecutiva. Per i bianconeri non è certo una novità rompere le uova nel paniere: chiedere all'Atletico Roma per ulteriori informazioni, oppure al Foggia di Zeman di ritorno allo «Zaccheria» dopo 16 anni.

TOH, CHI SI RIVEDE - Raffaele Biancolino torna al gol dopo oltre sei mesi (l'ultimo il 3 aprile contro il Pescara) e regala al suo Cosenza tre punti contro il Foligno.

LA CHICCA - Zdenek Zeman torna a Roma, ed il suo Foggia premia i seguaci dell'incallito fumatore boemo presenti allo stadio con una prestazione sopra le righe: finisce 3-3, ma dopo l'iniziale svantaggio i Satanelli si erano portati sul 3-1, salvo poi venir raggiunti da Baronio a 10' dalla fine dopo essere stati in inferiorità numerica per oltre un tempo.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

lunedì 25 ottobre 2010

Inter-Sampdoria 1-1: Il Doria ci aveva sperato col Pazzo, ma Eto'o è una miniera... di goal!



A San Siro, nel posticipo odierno dell'8ª giornata di Serie A, Inter e Sampdoria hanno pareggiato per 1-1. E stata la Sampdoria a trovare il vantaggio al 62' con Guberti, in mezza girata su assist di Cassano. L'Inter a quel punto ha stretto d'assedio l'area doriana e ha trovato il pareggio con Eto'o all'80'.

FORMAZIONI - Benítez punta ancora su Coutinho e Biabiany, con il rientrante Pandev inizialmente in panchina. Eto'o centravanti, Zanetti e Cambiasso in mediana. Di Carlo punta su Koman, in gol in Europa League, e lo schiera come esterno destro di centrocampo. Dal lato opposto Guberti, Volta al centro della difesa, Cassano & Pazzini in attacco.

PARTITA - La pioggia bagna un primo tempo conclusosi a reti bianche. La partita - come preventivabile - viene fatta dall'Inter, in costante proiezione offensiva con almeno cinque uomini (il quartetto offensivo più Maicon) ed un incursore, Lucio o Cambiasso, sempre pronto ad infilarsi tra le maglie blucerchiate. Le poche occasioni capitate alla Sampdoria sono figlie di contropiedi ben gestiti, o più spesso di autentiche invenzioni di un Cassano alla ricerca del centesimo gol italiano. Come detto in precedenza, i primi quarantacinque minuti portano in dote uno 0-0 tutto sommato godibile.
Insoddisfatto da quanto accaduto nella prima frazione, Di Carlo riorganizza i suoi: baricentro più alto sin dall'inizio della ripresa, e l'Inter abbassa la cresta. Il tempo che Guberti infili Júlio César su imbeccata di Cassano, ed i nerazzurri la rialzano alla ricerca del pareggio. Coutinho dribbla tutto ciò che si trova sulla sua strada, mentre Cambiasso veste gli insoliti panni di centravanti aggiunto: è un assedio, coronato dalla zampata di un famelico Eto'o su cross dalla sinistra del frizzante Coutinho. Il pareggio, che all'Inter sta stretto, è il risultato finale, nonostante il forcing nerazzurro degli ultimi minuti.

CHIAVE - L'Inter sciupa parecchio, la Sampdoria no. Finisce 1-1.

CHICCA - Angelo Esmael da Costa Júnior, sostituendo l'infortunato Curci al 78', diventa il primo portiere straniero a difendere i pali della Sampdoria.

MOVIOLA - In occasione del vantaggio doriano c'è un contatto tra Chivu e Cassano: Orsato tace, la Sampdoria segna.

TATTICA - La fluidità della manovra offensiva nerazzurra si infrange sul muro eretto dalla Sampdoria, sempre pronta a pungere in contropiede.

PROMOSSI&BOCCIATI - Coutinho è un prestigiatore dal grande avvenire, Eto'o il solito uomo d'area. Cassano inventa, Palombo fa legna. Pazzini ancora a secco, grazie anche ad un pressoché perfetto Lucio.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

giovedì 21 ottobre 2010

Il miracolo Cagliari



RACCONTO SCUDETTO
Anno 1970, la Sardegna entra in Italia. E lo fa prendendo a pedate una palla di cuoio. Non più pecorari, ma campioni di calcio. Il giorno della festa è il 12 aprile, quando, mentre la Juventus cade a Roma contro la Lazio dicendo addio ai propri sogni di gloria, Riva e Gori sconfiggono il Bari all'Amsicora (antenato del Sant'Elia, deve il nome al militare che guidò la rivolta delle città costiere della Sardegna contro i Romani del 215 a.C.). Le festa è grande, sa di riscatto, ed i festeggiamenti si protraggono per diversi giorni: celebrazioni pirotecniche, fiaccolate e clacson strombazzanti l'inno «Forza Cagliari». Persino i quattro mori sono in festa, Cagliari è la capitale del calcio.
Dietro il vittorioso epilogo si celano gli artefici dell'impresa. Gigi Riva, figlio adottivo della Sardegna, è la punta di un iceberg tenuto integro dalle parate di Albertosi e le diagonali di Martiradonna, parzialmente scalfito dagli inopinati autogol del prode Niccolai ma subito rimodellato da libero a sopresa Cera, inventato da Scopigno quale rimpiazzo dell'infortunato Tomasini. Il progetto, però, è tutto di Arrica: cede Boninsegna all'Inter, perché a forza di pestarsi i piedi con Riva ce li ha pieni di calli, e veste di rossoblu Domenghini e Gori e Poli. Nené, brasiliano di Sardegna, si riscopre centrocampista di qualità dopo il fiasco juventino; a fargli compagnia in mediana c'è Ricciotti Greatti. Zignoli fluidica, assieme a Mancin, mentre Brugnera sta in panchina perché, come dice Scopigno, «ha il culo stretto, e così stiamo più comodi» e fa compagnia al secondo portiere Reginato ed a Nastasio, protagonisti marginali sul campo ma rilevanti in spogliatoio: quello del Cagliari è un gruppo di cemento, forgiatosi tra poker, sigarette e cene al ristorante Corallo.
La cavalcata verso lo scudetto inizia alla quinta giornata, con il successo esterno sulla Fiorentina. I viola sono campioni d'Italia, l'anno prima si sono imposti con quattro punti di vantaggio proprio sul Cagliari, ma Lo Bello accorda prima un dubbio rigore che Riva trasforma e poi annulla un gol ai padroni di casa: l'arbitro sgattaiola via dal campo scortato dalla polizia, il Cagliari fugge in cima alla classifica inseguito da Fiorentina ed Inter. I rossoblu guidano agevolmente il campionato, in vetta al quale avevano concluso anche il girone d'andata l'anno precedente, ma in dicembre sbandano a Palermo: sconfitti 1-0 con rete di Troja, l'arbitro Monti annulla un gol su punizione a Riva per un ininfluente fuorigioco di Martiradonna; Scopigno dà di matto e ne dice di tutti i colori al guardalinee, rimedia cinque mesi di squalifica - poi ridotti - ma profetizza ai suoi: «Se non perdiamo a Bari domenica prossima, vinceremo lo scudetto». Va così, ma le peripezie del Cagliari non sono certo finite. La prima in ordine cronologico è l'infortunio del libero Tomasini, cui salta il ginocchio contro la Sampdoria nella prima di ritorno: Scopigno, saggiamente, arretra Cera in difesa al fianco dello stopper Niccolai, inserisce Brugnera a centrocampo, e la squadra riparte più forte di prima. Bonimba, nella sua nuova casa di San Siro, trova il modo di punire la sua ex squadra: 15 febbraio, Inter-Cagliari termina 1-0 e la Juventus si ritrova ad un punto. Si decide tutto un mese dopo, quando Lo Bello dà prova della propria autorità ulteriormente corroborata dalla convocazione agli imminenti mondiali messicani (cui prenderanno parte sei cagliaritani: Riva, Cera, Albertosi, Niccolai, Domenghini e Gori) fischiando a piacimento tutto e il contrario di tutto. Alla fine, è 2-2: un'assicurazione sullo scudetto. L'anno dopo c'è la Coppa dei Campioni e un titolo da bissare, ma un macellaio austriaco di nome Hof spezza tibia e perone a «Rombo di tuono» Gigi Riva ed i sogni di gloria del Cagliari vanno in frantumi come le ossa del proprio simbolo.



LA STELLA
Gigi Riva. Anzi, Giggirriva. Lombardo di Leggiuno, venuto alla luce in via San Primo 10 il 7 novembre 1944, sardo per caso e per sempre. Il padre Ugo muore quando Luigi ha 9 anni, e lui finisce in collegio: Varese, Viggù, persino Milano. Ma scappa, sempre, per indossare la maglia numero undici e scagliare bolidi mancini sul campo da calcio. A sedici anni ha messo dentro 66 gol in due anni con la squadra di Laveno, ai tempi settemila e rotti abitanti domicialiati cinque chilometri a nord di Leggiuno. Poi finisce a Legnano: una stagione appena, giusto il tempo di farsi notare. Succede che gioca all'Olimpico, con la Nazionale Juniores, e sugli spalti ci sono Silvestri, Tognon ed Arrica ad osservarlo per conto del Cagliari: nell'intervallo la firma, per 37 milioni. Perde anche la madre, Edis, e parte per l'isola. Orfano incazzato, preso a cazzotti da una vita perfida e chiuso in se stesso, in Sardegna trova un paradiso colorato di rossoblu.



IL MISTER
Filosofo, sul campo e nella vita. Manlio Scopigno, friulano di nascita ma reatino d'adozione, Platone e Socrate, Hegel e Kant li studia per davvero. Onesto terzino destro, raggiunge la Serie A. Ma, nella partita in cui segna il primo gol con la maglia del Napoli, si rompe i legamenti del ginocchio. Dice addio al calcio giocato, e pure allo studio: preferisce lo stadio. Inizia a Rieti, poi segue Lerici sulla panchina del Vicenza. Quindi il Bologna, per un solo anno, e l'approdo a Cagliari nel '66. Amante della pittura e del whisky, dei buoni libri e delle sigarette, Scopigno abolisce i ritiri e posticipa gli allenamenti al pomeriggio. Asseconda i suoi, li responsabilizza. E non lesina battute pungenti. Inventa Cera libero d'impostazione, si becca undici giornate di squalifica per aver consigliato ad un guardalinee un luogo alternativo in cui mettere la bandierina, lascia Cagliari nel 1972. Un anno sabbatico, poi Roma e Vicenza. Gli va male, perché sta male. Un infarto se lo porta via nell'autunno del '93.



IL PERSONAGGIO
Comunardo Niccolai, il difensore col vizio dell'autogol. Nato a Uzzano, in Valdinievole, i primi calci li tira nel Montecatini. È un fuscello, i compagni lo soprannominano «agonia». Lui se ne frega, fa i bagagli e parte per la Sardegna. Un anno a Sassari, nella Torres, poi la chiamata del Cagliari: debutta in A, è il 1964. Discreto stopper, 37' a Messico 1970 prima che la caviglia lo tradisca in un contrasto con lo svedese Kindvall; Scopigno, esterrefatto per la sua presenza in campo, ha modo di esclamare: «Tutto mi sarei aspettato nella vita, fuorchè vedere Niccolai via satellite». Di lui fanno storia il nome, omaggio del padre alla Comune di Parigi, e le autoreti. Ne segna sei in carriera, cinque in campionato ed una in Coppa dei Campioni. La più bella, però, gliela nega il compagno Brugnera che parando una micidiale conclusione dello stopper salva Albertosi. Già, Albertosi: vittima preferita di Niccolai, che spenderà uno dei quattro gol segnati in carriera come «avvertimento» per Ricky, ai tempi tra i pali della Fiorentina. Nulla da fare, perché Albertosi si presenterà a Cagliari qualche tempo dopo: per subire autogol, e vincere uno scudetto.



CURIOSITÀ
Finanche in galera, pur di assistere alla partita dello scudetto. Nel giorno di Cagliari-Bari sugli spalti dell'Amsicora, ribollente catino omologato per 26mila uomini, siedono persino due latitanti. Disposti a tutto pur di essere presenti nel giorno in cui la matematica cucirà idealmente il tricolore sul petto dei rossoblu, la coppia di banditi concluderà la giornata in prigione, non prima di aver reso grazie ai propri beniamini. Poi, una volta scovati e debitamente incatenati dalla polizia, i due malviventi vennero allontanati dallo stadio tra lo sbigottimento generale dei calciatori cagliaritani, a dir poco sorpresi da quest'inatteso avvenimento.



DOMENGHINI, IL RISCATTO
Angelo Domenghini, al Cagliari assieme a Gori e Poli in cambio di Boninsegna: cosa pensò appena atterrato in Sardegna?
«Ero un professionista, il mio primo pensiero fu quello di gettarmi a capofitto in questa nuova avventura con l'obiettivo di far bene e prendermi una rivincita sull'Inter, che non aveva creduto in me. Sbagliando».

Come si ambientò nello spogliatoio del Cagliari?
«Bene, molto bene. Quello era un grande gruppo, ed io contribuii con la mia esperienza e la mia voglia di rivalsa: avevo ancora fame di vittorie dopo i successi con l'Inter (due scudetti, una Coppa dei Campioni, due Coppe Intercontinentali, ndr) e la Nazionale (in gol nella vittoriosa finale dell'Europeo '68, ndr). Mi misi a disposizione dell'allenatore, ed i risultati mi diedero ragione».

L'allenatore: Manlio Scopigno. Che uomo era?
«Una brava persona, senza dubbio. Grande conoscitore di calcio, ci metteva poco a capire come farci rendere al meglio in campo».

Scopigno è noto soprattutto per l'appellativo di allenatore filoso e le battute dissacranti, ma era un gran tecnico. Ci dica, come giocava il Cagliari campione d'Italia?
«Nessun tatticismo esasperato, a quei tempi il gioco era più semplice: si marcava a uomo, e chi vinceva il duello individuale vinceva la partita. Io agivo sulla destra, mentre Gori era il perno centrale dell'attacco e Riva, leggermente decentrato sulla sinistra, con i suoi micidiali tagli metteva in crisi le difese avversarie. Poi le tre mezze ali Nené, Greatti e Cera, i due stopper Niccolai e Martiradonna, Zignoli o Mancin e Tomasini libero. Quando si fece male lui, Scopigno arretrò Cera in difesa ed inserì a centrocampo Brugnera, che era un grandissimo fantasista. Un giocatore fantastico, la cui qualità giovò sensibilmente alla manovra della squadra, che era finalizzata a mettere Riva nelle condizioni migliori per far gol: ne mise dentro 21, e vincemmo lo scudetto».

Lei invece ne segnò 10. Il più importante?
«Mi lasci innanzitutto dire che quasi tutti i gol che segnai quell'anno arrivarono sullo 0-0: a quell'epoca sbloccare il risultato era davvero difficile, e per me segnare per primo era motivo d'orgoglio. Il più importante, oltre che il più bello, per me resta quello segnato contro il Brescia alla terza giornata: eravamo in dieci a causa dell'espulsione di Nené, ma in apertura di secondo tempo segnai con un bolide da trenta metri che non lasciò scampo al portiere. Poi Riva arrotondò il risultato: finì 2-0».

Quando capiste che lo scudetto lo avreste vinto voi?
«Il 15 marzo, dopo aver pareggiato a Torino contro la Juventus. Fu una partita durissima, giocata con la consapevolezza che un'eventuale pareggio avrebbe consentito ai bianconeri di raggiungerci in testa alla classifica. Pareggiammo, e quel giorno capimmo che saremmo certamente stati noi i campioni d'Italia».

Ed infatti il 12 aprile vi diede ragione anche la matematica. Cosa ricorda di quel giorno?
«Ricordo l'entusiasmo dell'Amsicora, uno stadio stupendo: piccolo, sì, ma caldissimo. Venire a giocare lì era un incubo per chiunque. La gente, vicinissima al campo, ci dava una carica incredibile: poi le partite le giocavamo noi, ovviamente, ma i tifosi diedero un contributo sensibile alla vittoria del campionato».

Il vostro ciclo, però, si chiuse lì. Quali furono le cause?
«Avremmo potuto vincere di più, questo è certo. Si trattava di un'ottima squadra, ma alcuni eventi fecero sì che quella fosse la nostra unica vittoria. Il più importante, secondo me, fu il trasferimento della squadra al Sant'Elia: troppo grande, troppo dispersivo, non sentivamo il calore della gente come nei bei momenti vissuti all'Amsicora. E poi Gigi (Riva, ndr) s'infortunò in Nazionale».



JUVE FERMATA, RIVA PROTAGONISTA
15 marzo 1970, la Juventus attende il Cagliari al Comunale. Lo stadio è gremito, sugli spalti ci sono settantamila persone in delirio per la partita che si appresta a decidere le sorti del campionato. Quando Concetto Lo Bello mette bocca al fischietto per decretare l'inizio dell'incontro piove a dirotto, ma in campo nessuno sembra rendersene conto: la posta in palio è troppo alta per preoccuparsi delle condizioni atmosferiche. Nervi tesi, e il primo gol lo segna Niccolai... nella sua porta però, anticipando Albertosi su un innocuo cross dalla destra di Furino; «Bel gol», sentenzia un per nulla scosso Scopigno. Ora appaiate in vetta alla classifica, Juventus e Cagliari continuano a darsi battaglia per il primato: Gigi Riva, in chiusura di prima frazione, s'inventa il pareggio e riporta i suoi a più due in classifica. Nel secondo tempo Lo Bello prende in mano la partita, decretando un rigore più che dubbio in favore dei bianconeri. Sul dischetto si presenta Haller, Albertosi para. Il Comunale si ammutolisce, ma ci pensa il direttore di gara a ridar fiato alla frangia bianconera del tifo: il rigore si ripete, sentenzia, e Albertosi scoppia in lacrime. Anastasi, affatto impietosito, stavolta gonfia la rete e riporta avanti i suoi. Sembra fatta per la Juventus, ma un calcio di punizione dalla destra di Domenghini trova il fischietto di Lo Bello: è rigore, fallo su Martiradonna. Gigi Riva, che pochi istanti prima avrebbe strangolato l'arbitro, adesso si presenta sul dischetto. E segna, mettendo il pallone alle spalle di Anzolin.

TABELLINO

JUVENTUS-CAGLIARI 2-2

MARCATORI: 29' Niccolai (aut.) 45' Riva, 66' Anastasi (rig.), 82' Riva (rig.).

JUVENTUS: Anzolin; Salvadore Furino; Roveta, Leoncini, Cuccureddu; Haller, Vieri, Anastasi, Del Sol, Zigoni (55' Leonardi). All.: Rabitti.

CAGLIARI: Albertosi; Martiradonna, Mancin (74' Poli); Cera, Niccolai, Nenè; Domenghini, Brugnera, Gori, Greatti, Riva. All.: Scopigno.

ARBITRO: Lo Bello (Siracusa).

Antonio Giusto

Fonte: Calcio 2000

martedì 19 ottobre 2010

Real Madrid-Milan 2-0: Mourinho dà un altro dispiacere agli ex-cugini rossoneri...



Real Madrid-Milan, classicissima europea, vede trionfare i padroni di casa. Un secco 2-0 è la punizione inflitta da José Mourinho a chi aveva «osato» paragonarlo al collega milanista Allegri, due a zero proprio come il bilancio delle Champions League vinte dai due allenatori.

FORMAZIONI - Adduttore destro e caviglia sinistra fermano rispettivamente Abbiati e Thiago Silva: in campo Amelia, all'esordio milanista, e Bonera. Allegri opta per il tridente offensivo composto da Ibrahimović, Pato e Ronaldinho con Robinho pronto a subentrare. Il Real Madrid risponde calando un poker d'assi: Cristiano Ronaldo, Özil, Di María e Higuaín, con Khedira a spalleggiare il regista Xabi Alonso. Mourinho accantona le gomme da masticare e l'arbitro Pedro Proença fischia l'inizio.

PARTITA - Il Real Madrid apre e chiude il primo tempo, concedendo al Milan un breve interludio nella parte centrale. Un Cristiano Ronaldo a cinque stelle segue i consigli di Muhammad Ali: punge come un'ape in occasione dell'1-0 (13') e vola come una farfalla sull'esterno, eccedendo forse nel dribbling, a tratti pleonastico esercizio di stile privato di responsabilità dal raddoppio di Özil, giunto un minuto dopo con l'involontaria ma evidente collaborazione di Bonera. La reazione del Milan si fa attendere, e per vedere i rossoneri dar noia a Casillas bisogna attendere che suoni la personalissima sveglia di Pirlo. Qualche invenzione dello staticissimo Ronaldinho non impensierisce Mourinho, mentre Ibrahimović persevera nella propria latitanza europea acuita forse dall'incontro con colui che fu suo pigmalione nell'ultimo anno interista. L'ingordigia di un egoistico Di María grazia il Milan sul finire della prima frazione, quando una disgraziata transizione difensiva genera un due contro cinque inspiegabilmente sciupato da mancino di Rosario.

I secondi quarantacinque minuti sono avari di gol e di emozioni. Un Milan pigro, di cui Ronaldinho è l'alfiere, se ne infischia dei fischi e dei pensieri di Mano Menezes, sostituto di Dunga sulla panchina della Seleção. Cristiano Ronaldo dà modo all'arbitro di metter mano al cartellino ed ai propri di tifosi di citare Homer Simpson: «Ronal... d'oh!», esclama qualcuno al 70', quando il brillantinato portoghese manda alto il pallone del 3-0. Poco male, il Madrid vince lo stesso, ma almeno Mourinho prende paura: Allegri butta nella mischia Inzaghi, ma è troppo tardi.

CHIAVE - Al 13° minuto la barriera del Milan si apre: sembra il Mar Rosso, anzi rossonero. Il conseguente vantaggio madrileno spiana agli uomini di Mourinho la strada verso una vittoria messa in ghiaccio sessanta secondi più tardi da un Mesut Özil in versione congelatore.

CHICCA - Si potrebbe fare il nome di Mario Ferri, invasore di campo di professione apparso sul terreno di gioco dopo circa sessanta secondi. Più interessante riflettere sulla presenza di nove campioni del mondo in campo dal primo minuto o sulle sedici Coppe dei Campioni presenti complessivamente nelle bacheche dei due club.

MOVIOLA - Il prossimamente quarantenne (3 novembre) direttore finanziaro - e di gara - Pedro Proença fa il proprio dovere, senza sbavature.

TATTICA - Forte del doppio vantaggio maturato nel primo quarto d'ora, il Real Madrid gestisce il possesso del pallone con disarmante facilità. Perché la sfera trascorra qualche istante tra i piedi di un rossonero sarebbe necessaria l'attuazione di un pressing al momento improponibile, viste le precarie condizioni atletiche della banda di Allegri.

PROMOSSI&BOCCIATI - Il marmoreo Ronaldinho è una statua inopinatamente posizionata sulla trequarti, Cristiano Ronaldo sembra invece un Bronzo di Riace con ai piedi gli scarpini griffati. Ibrahimović assente ingiustificato ed ingiustificabile, Pato non pervenuto. Özil e Di María incarnano la vivacia della gioventù, cui Amelia si oppone coraggiosamente. Con lui si salvano parzialmente Zambrotta e Pirlo, mentre spicca la prestazione del lusofono duo difensivo madrileno composto da Carvalho e Pepe.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

lunedì 18 ottobre 2010

Il Punto sulla Lega Pro, Prima Divisione Gir. B - Il Viareggio blocca l'Atletico Roma, Gela e Nocerina volano a braccetto al secondo posto



COS’È SUCCESSO - Primo pareggio stagionale per l'Atletico Roma: a Ciofani risponde Marolda, che regala un prezioso punto al Viareggio. Impattano sull'1-1 anche Foligno e Siracusa, in gol De Angelis e Cavagna. 0-0 tra Lanciano e Ternana, ma i Frentani hanno concluso l'incontro in nove a causa delle espusioni rimediate da Chiodini e Di Cecco.

IL TOP - Una coppia di ripescate scatena il panico nel Girone B: Gela e Nocerina, un anno fa assestatesi nel mezzo della classifica di Seconda Divisione, inseguono ora l'Atletico Roma capolista. I siciliani espugnano il «Menti» di Castellammare di Stabia con un gol di Docente, mentre i Molossi regolano il Cosenza grazie alla doppietta di Catania, inframezzato dal pareggio del silano De Rose.

IL FLOP - Non si tratta di un flop, ma l'occasione sciupata dal Benevento era davvero ghiottissima. Per 45 minuti in superiorità numerica per via dell'espulsione del terzino ionico Antonazzo, i giallorossi non riescono a sbloccare un incontro terminato 0-0. Peccato: con tre punti gli Stregoni avrebbero agganciato l'Atletico Roma in vetta alla classifica.

LA SORPRESA - A destare stupore non è tanto il risultato finale, ma la maturazione del 2-1 registrato in Foggia-Andria. Gli uomini di Zeman, in svantaggio sino all'88° minuto, ribaltano il risultato negli ultimi, concitati istanti di gioco. In gol Sau e Iozzia, per la gioia dei 7000 presenti sugli spalti dello «Zaccheria».

TOH, CHI SI RIVEDE - Luca Tabbiani torna al gol dopo quasi due anni (l'ultimo l'aveva segnato il 31/01/2009 contro l'Avellino) siglando il pareggio tra Lucchese e Pisa a tempo ormai scaduto in un accesissimo derby del Foro.

LA CHICCA - Cinque gol negli ultimi 20' al «Puttilli» di Barletta: all'iniziale vantaggio casalingo firmato da Guerri nel primo tempo risponde Schetter al 71', quindi Ciano raddoppia dieci minuti dopo. Lucioni, con una doppietta, ribalta nuovamente il risultato, ma immediatamente dopo il gol del 3-2 uno slalom di Schetter premia la caparbietà di Ciano, che sigla il gol del pareggio.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

mercoledì 13 ottobre 2010

Il Punto sulla Lega Pro, Girone B - L'Atletico Roma si inceppa... flop Foggia



Benevento sfavillante, Lucchese in crisi. Prima sconfitta per l'Altetico Roma, e la Lega Pro si scopre internazionale.

COS’È SUCCESSO - La sconfitta casalinga nel derby umbro con il Foligno (0-2, costa la panchina a Gobbo, rimpiazzato da Orsi. Tarantino decide Juve Stabia-Viareggio, Mosciaro Pisa-Cavese. In coda, il Siracusa vince all'ultimo minuto e scavalca il Barletta.

IL TOP - Il Benevento infila il quarto successo consecutivo espugnando il sin qui inviolato San Vito di Cosenza. Il primo gol è opera di D'Anna, al terzo gol nelle ultime due partite, mentre la rete della sicurezza porta la firma dell'argentino Landaida. L'autogol di Zito regala flebili speranze ai padroni di casa, nuovamente sconfitti dopo il ko incassato la scorsa settimana in quel di Barletta.

IL FLOP - La Lucchese fa poker di sconfitte: dopo un promettente avvio, i rossoneri sono letteralmente crollati. E la beffarda sconfitta rimediata contro il Taranto, capace di ribaltare il risultato negli ultimi istanti di gioco, non viene certo resa meno amara dal ritorno al gol: Bertoli, infatti, ha spezzato un digiuno che durava dalla quarta giornata.

LA SORPRESA - L'apparentemente perfetto ingranaggio dell'Atletico Roma s'inceppa, incassando tre gol da una scatenata Nocerina. Ad aprire le danze è il gol di Catania, che approfitta di un inopinato retropassaggio di Doudou; segue il pari di Franchini su punizione, quindi la doppietta di Negro. Prima del triplice fischio del direttore di gara c'è ancora tempo per la sesta marcatura stagionale di Ciofani, che da dischetto agguanta Sau in vetta alla classifica cannonieri.

TOH, CHI SI RIVEDE - Approffitando della trasferta del suo Foggia a Gela (2-1: Bigazzi e Stamilla per i padroni di casa, Regini per i Satanelli) Zdenek Zeman si è regalato una sosta a Licata, dove fumò le prime sigarette in panchina vincendo tra l'altro il campionato di Serie C2 nel 1985. Il sindaco della città ha colto l'occasione per insignirlo della cittadinanza onoraria.

LA CHICCA - Tra Andria e Lanciano termina 0-0, tra i fischi dei tifosi. Ma scorrendo il tabellino dell'incontro saltano all'occhio le variopinte carte d'identità dei calciatori presenti in campo: c'è l'uzbeko Zeytulaev, l'inglese Thackray, il ceco Nulicek, l'ungherese Tamási, l'ivoriano Doumbia ed un quartetto di brasiliani composto da Carminati, Sacilotto, Chiaretti e Dall'Agnol.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

sabato 9 ottobre 2010

Il Punto sull'Italia - La Nazionale di Belfast era un esperimento, si salva solo qualche individualità...

Borriello salta di testa in area avversaria durante Irlanda del Nord-Italia (Getty Images)

Un esperimento, ecco cos'è stata la trasferta nordirlandese. Il Windsor Park ha accolto una Nazionale in via di definizione, al quarto centravanti in altrettante partite sin qui disputate con Prandelli seduto in panchina. L'occhialuto risultato finale, uno 0-0 figlio di una noia sporadicamente interrotta da qualche gol inspiegabilmente sbagliato, soddisfa il commissario tecnico: «Su un campo difficile, abbiamo provato a vincere. La squadra ha manovrato bene lottando fino alla fine».

COSA VA - Le uniche note positive della notte di Belfast sono - a mio parere - rappresentate da qualche individualità. Il fosforo di Pirlo e la genialità di Cassano, seppur a sprazzi, illuminano appena una partita di cui Mauri è protagonista inaspettato: il digiuno d'azzurro l'ha reso assai tonico, a differenza di molti suoi compagni.

COSA NON VA - Che i calciatori debbano ancora far conoscenza lo si evince dai numerosi impacci, evidenti sin dai primi minuti di gioco. La circolazione della sfera è poco fluida: si finisce così per ricercare ossessivamente Pirlo, ben presto arginato dai mastini vestiti in maglietta verde. La staticità offensiva obbliga poi il regista del Milan ad un lancio lungo che finisce col diventare sistematico: i compagni, immobili, assistono così agli infruttuosi corpo a corpo tra Borriello ed Hughes, con il secondo pressoché sempre vittorioso. Il contributo offerto dalla fasce, poi, è minimo, con Criscito ancorato alla propria metà campo e quasi mai propositivo sulla corsia di Cassano, mentre Pepe annaspa sulla destra facendo più danni che altro (vedasi in proposito l'abominevole colpo di tacco eseguito nella ripresa).

TOP&FLOP - Borriello, che pure lotta, non la vede mai o quasi. E quando ciò accade, c'è Taylor a negargli - e negarci - la gioia del gol. Cassano dispensa giocate di classe, ma se chi dovrebbe concretizzarle è Pepe (dirottato sulla fascia perché quando faceva il centravanti non segnava mai) allora possiamo sin d'ora dare addio alle speranze di vincere. Di Mauri ho già detto, mentre De Rossi soffre parecchio il ruolo d'interno destro.

CONSIGLI PER IL MISTER - Cassano non va «ronaldinhizzato». Il cristallino talento del fantasista barese non può autoconfinarsi sull'esterno. Gigi Delneri ha sudato sette camicie perché Totò stazionasse pià vicino alla porta, ed i fatti gli hanno dato ragione: sta a Prandelli mantenerlo sulla retta via. Il reparto difensivo, poi, necessita di amalgama: Bonucci e Chiellini condividono lo spogliatoio juventino - oltre ad essere la coppia centrale della difesa più battuta della Serie A - ma con Viviano s'intendono poco. E Zambrotta mi auguro sia lì solo per raggiunge l'agognata quota cento in azzurro, perché se proprio si vuol puntare su qualcuno che fa panchina a Milano, allora c'è Santon che scalpita. Pepe, infine, può avere un briciolo di senso quando c'è da coprirsi, però l'Italia era giunta a Belfast con l'obiettivo di vincere, ed il terzino avversario era Jonny Evans (in realtà difensore centrale) mica Roberto Carlos.

IL FUTURO - Il futuro è già passato, almeno per quanto concerne la formazione: la squadra vista in campo negli ultimi cinque minuti, con Rossi, Pazzini e Marchisio in campo sarà certamente più simile a quella che si opporrà alla Serbia martedì prossimo a Genova. I nostri avversari, tra le cui fila spiccano i nomi di Stanković e Krasić, scenderanno in campo con il coltello fra i denti per riscattare l'inaspettata sconfitta interna patita contro l'Estonia.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

lunedì 4 ottobre 2010

Il Punto sulla Lega Pro, Girone B - Zeman torna a casa... l'Atletico Roma non si ferma più!



Continua, inarrestabile, la marcia dell'Atletico Roma: ancora una vittoria. Primo successo del Pisa, mentre il Lanciano allunga la propria striscia casalinga. Un redivivo Barletta sconfigge il Cosenza, ma l'evento di giornata è il ritorno di Zeman in uno Zaccheria gremito.

COS’E’ SUCCESSO - Uno sfavillante Carparelli regala al pubblico dell'Arena Garibaldi la prima gioia stagionale, castigando il Taranto con una doppietta: inutile il gol di Innocenti. Tris del Benevento contro la Ternana: due volte D'Anna e poi Vacca piegano gli ospiti, in gol con Noviello. Castaldo approfitta di un'incompresione difensiva per punire l'Andria: finisce 1-0 per la Nocerina. La Cavese s'impone sul Siracusa: Schetter porta in vantaggio i Metelliani, poi Mancino illude gli ospiti, quindi Di Napoli e Ciano fissano il risultato sul 3-1.

IL TOP - Quarta vittoria in altrettante partite casalinghe per un Lanciano sin qui inarrestabile tra le mura amiche del Biondi. Il gol decisivo, messo a segno da Turchi al 14', è sufficiente per aver ragione della Juve Stabia. Ora i Frentani possono godersi questo secondo posto, agguantato giocando una partita in meno delle dirette avversarie.

IL FLOP - Il Foligno, che pure era partito in maniera discreta, infila la terza sconfitta consecutiva. A far bottino pieno contro i Falchetti stavolta è il Gela, che s'impone 4-1 al Blasone nonostante l'illusorio vantaggio dei padroni di casa, siglato da Severini dopo neppure un minuto di gioco. Al 4' pareggia Stamilla, poi fa doppietta Franciel e Docente dilaga a tempo ormai scaduto.

LA SORPRESA - Il Barletta pone fine all'imbattibilità del Cosenza: sugli scudi Bellomo, autore della decisiva doppietta. Fondamentale il doppio innesto operato in settimana tra le fila biancorosse: contro i Silani hanno infatti esordito Frezza e Galeoto, la cui presenza in campo ha contribuito sensibilmente alla tenuta difensiva dei padroni di casa.

TOH, CHI SI RIVEDE - Mauro Esposito ritorna al gol dopo quattro mesi (l'ultimo lo aveva segnato contro l'Empoli lo scorso 30 maggio) e regala l'ennesima gioia stagionale a quel rullo compressore travestito da squadra di calcio che è l'Atletico Roma. Raddoppia Ciofani, ed al fischio finale c'è gloria anche per il neoacquisto dei capitolini, Alex Calderoni: messo sotto contratto per sostituire Ambrosi (pneumotorace spontaneo iperteso), mantiene viva un'imbattibilità che dura ormai dallo scorso campionato.

LA CHICCA - Sedici anni dopo, Zdenek Zeman ritorno allo Zaccheria. E lo fa - ovviamente - regalando spettacolo: non in prima persona, sia chiaro, ma tramite lo spumeggiante gioco della compagine rossonera, da lui plasmata a propria immagine e somiglianza. Sotto a causa di una maldestra esecuzione del fuorigioco, i Satanelli ribaltano il punteggio con Agodirin e Laribi, prima di venir definitivamente raggiunti da Longobardi su calcio di rigore. Poco male, Foggia è in festa.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com